venerdì 11 aprile 2008

Ottusità

Quanto sto per raccontare non vuole essere denigratorio né offensivo in alcun modo verso coloro i quali hanno partecipato con me in un' operazione di servizio la cui conclusione è stata oggetto di scherzi e critiche da parte dei miei colleghi per il modo in cui è stata condotta provocandomi un senso di inadeguatezza e di vergogna. Si tratta solo di raccontare un episodio ove è emersa la mia inesperienza e mancanza di attaccamento professionale in un episodio accaduto molti anni addietro.

Col senno di poi come spesso accade riconosco che avrei dovuto gestire meglio la cosa, ma invece all'epoca mi sfuggì di mano causando appunto ridicolo per il comportamento adottato.

In effetti ripensando all'accaduto e il modo in cui fu portata a termine oggi riesco a ridere anch'io, ma non in quel momento.

Ma andiamo con ordine. Innanzitutto i nomi che indicherò sono frutto della mia fantasia per rispetto della privacy altrui.

Mi trovavo da poco tempo in quella sede a svolgere la mia attività che da tanto tempo desideravo di farne parte. Purtroppo il primo impatto non fu tra i migliori. Ero convinto di andare a svolgere incarichi di una certa rilevanza, lavorare con personale esperto nel controllo fiscale alle aziende e alle attività commerciali, così da acquisire esperienza in quel settore ma inizialmente non fu così.

Nei posti precedenti in cui ero stato avevo anche svolto questo tipo di controlli ma non con la tecnica e con il personale qualificato come avrei potuto trovare in questa sede. Pensavo che dopo dieci anni di esperienza di servizio sarebbe stata presa dai superiori l' eventualità che io potessi essere aggregato in qualche sezione che si occupava di questi controlli.

Purtroppo le mie aspettative furono disattese e dovetti con mio grande rammarico incominciare ancora una volta a svolgere il servizio anti contrabbando con tutte le implicazioni ad esso connesse: uscire in qualsiasi ora del giorno e della notte, prendere i pasti ad orari assurdi e cose del genere. Avevo la nausea di tutto questo e molto volentieri avrei cambiato tipo di attività, ma per il momento quella era stata la mia assegnazione.

Avevo la speranza che dopo il prescritto anno di permanenza in quella sezione mi avrebbero avvicendato in qualche posto dove avrei potuto imparare altre cose utili ed acquisire maggiore formazione nel campo specifico mirato ai controlli alle aziende, alle società e alle attività economico-commerciali in genere per il rispetto delle leggi fiscali e non.

I primi periodi svolti quindi per me non furono certo esaltanti.

La sezione cui ero stato assegnato era molto attiva sotto l'aspetto operativo ma critica per tutto quanto concerneva i rapporti col personale a cominciare dal comandante e per finire tra di noi colleghi.

Essa si occupava di controlli di vario genere: anti contrabbando antidroga, controllo sugli oli minerali, sugli alcoli, e tutto quanto era sottoposto al pagamento dell'imposta di fabbricazione.

Il comandante di questa sezione teneva tutti col fiato sul collo e secondo la sua logica dovevamo essere sempre disponibili in qualsiasi momento della giornata. A volte il suo comportamento era davvero stravagante, non gli importava che tu avessi già compiuto otto ore di servizio e che avevi diritto al tuo riposo, se lui decideva che si doveva intervenire in qualche parte della città o della provincia non sentiva ragioni di alcun genere, bisognava assecondarlo, pena ritorsioni di ogni genere che non sto qui a descrivere.

Faceva di tutto per alimentare un clima di conflittualità e di competitività tra il personale. Quotidianamente incitava i suoi dipendenti affinché effettuassero sempre dei risultati di servizio in modo da poter ricevere gratificazioni di qualsiasi tipo da parte dei suoi superiori. Sembrava che l'unico obiettivo della sua carriera fosse quello di ricevere quanti più “encomi” possibili a scapito anche della buona armonia tra i colleghi. Gli avevamo affibbiato il soprannome di “capitan sequestra”, proprio per la sua mania di porre sotto sequestro qualsiasi cosa avesse a che fare con irregolarità riscontrate nel corso dell'attività di servizio.

Io ero col morale a terra, nuovo del posto, assegnato ad un incarico che non mi piaceva, non conoscevo i miei colleghi, non sapevo quindi se potevo o meno confidare a loro i miei stati d'animo. Dovevo infatti stare attento ad esprimere dei commenti negativi, sia sulla sezione che sul modo di agire del responsabile di questa, al fine di evitare che qualcuno andasse a riferire delle mie critiche.

Ancora infatti non ero riuscito a capire di chi avrei potuto fidarmi. Avevo fiutato infatti che c'era qualche delatore che andava a riportare al comandante le lagnanze dei suoi dipendenti e questo per me era una cosa che non mi piaceva affatto. Gli spioni non mi erano mai andati a genio. Mi tenevo quindi tutto dentro nell'attesa di riuscire a farmi qualche amico sincero con il quale condividere le mie ansie.

Bene con questo clima e con questi stati d'animo quotidianamente affrontavo le avversità che si presentavano e un giorno di questi, non appena ero giunto all'ufficio della sezione per ricevere gli incarichi da svolgere per quella giornata il comandante mi chiama e mi affibbia l'ordine di servizio il cui contenuto era il seguente: “Minuta vendita nel quartiere vecchio della città”

Il significato di questo ordine era che avremmo dovuto recarci nel quartiere vecchio cittadino, sede di numerose attività illegali tra le quali lo spaccio minuto di sigarette di contrabbando e cercare di sequestrare questa merce . Mi disse: “”Devi uscire con l'appuntato Esposito (nome di fantasia). Fatevi un foglio di servizio con l'oggetto della Minuta Vendita e gli orari dovranno essere compatibili con l'eventuale smercio di queste sigarette.””

Non avrebbe potuto darmi peggiore incarico, infatti per me era deprimente, effettuare questo tipo di controllo che consisteva nell'andare a sequestrare quei pochi pacchetti di sigarette, ad individui, che per sbarcare il lunario, smerciavano agli angoli delle strade del vecchio quartiere cittadino. Pensavo: “Ma come?.. Dopo dieci anni di servizio, in parte trascorsi in reparti di confine come quello Svizzero ed Austriaco, dove l'attività prevalente era proprio quella anti contrabbando, ma svolta a livelli molto più interessanti di quello che stavo andando a fare dove i sequestri erano veramente importanti come scoprire vagoni ferroviari, autovetture, Tir, carichi di quella merce, mi trovo ora a contestare il pacchetto di sigarette magari ad una povera vecchietta che deve raggranellare qualche lira per sopravvivere.””

Ero veramente demotivato, sconsolato e con poca predisposizione ad agire ma dovevo farlo, gli ordini erano stati impartiti per questo tipo di lavoro.

Di diverso avviso invece era l'appuntato Esposito. Percepivo che lui faceva questo con passione più della mia. Pensavo tra me :””Evidentemente questo qua non ha fatto zone di confine e per lui svolgere questi servizi lo appaga più di me””. Per non urtare la sua suscettibilità o per fa pesare la mia esperienza nel settore tenni la bocca chiusa e lasciai parlare lui anche per capire meglio il soggetto che avevo di fronte in modo da regolarmi di conseguenza.

Lui era un tipo abbastanza singolare, sembrava avere addosso un entusiasmo particolare nell'andare a fare queste cose. Nel tragitto che dovevamo compiere per arrivare sul luogo del controllo non fece altro che parlare di come lui poteva andare a sequestrare la merce di contrabbando e di come lui si serviva di suoi confidenti che gli procuravano notizie utili allo scopo e dei suoi precedenti risultati di servizio, Io abbozzavo con il cenno del capo a quanto mi diceva, pensando a quello che io avevo fatto negli anni trascorsi in materia di sequestri. Questo qua si vantava tanto per aver sequestrato dei piccoli quantitativi, comunque io stavo in silenzio ed ascoltavo le sue parole, senza interromperlo.

Sostanzialmente non era un cattivo elemento, ma aveva una capacità raziocinante particolare. Il suo cruccio principale era quello della scarsa attenzione e considerazione che il comandante aveva verso di lui. Secondo il suo punto di vista non erano tenute buone le segnalazioni che lui dava in merito ad eventuali persone che erano sospette di trafficare in sigarette di contrabbando. Lamentava il fatto che il comandante sempre spronava il personale a portare elementi utili ai fini di eventuali risultati di servizio, ma che poi in pratica le sue segnalazioni non venivano mai prese sul serio e così lui si sentiva preso in giro.

A dir il vero, il soggetto era davvero particolare, come definirlo? Molto elastico mentalmente non lo era, se si impuntava sembrava un mulo e non retrocedeva di un millimetro nelle sue decisioni. Voleva fare quasi sempre di testa sua, non tenendo conto che lui rivestiva un grado inferiore e quindi doveva sempre sottostare a qualcun altro. Decisamente avevo capito che gli altri colleghi miei si guardavano bene di uscire in servizio con lui proprio a causa di questa sua scarsa elasticità.

Riuscire a fare un ragionamento con lui era molto arduo. Padre di famiglia con ben quattro o cinque figli, non ricordo bene, aveva un attaccamento ed un impegno particolare nel sequestrare le sigarette di contrabbando e quando ci riusciva si trasformava in altra persona talmente la foga che ci metteva.

Io ritengo ancora oggi che tale comportamento era dannoso per lo svolgimento del controllo perché anche se i quantitativi erano irrilevanti, secondo me, non bisognava esagerare nell'essere duri nei confronti di coloro i quali commettevano questi illeciti. Nel senso che il lavoro doveva essere interpretato con una certa dose di buon senso, comprensibilità, elasticità ma allo stesso tempo con efficacia e risolutezza.

Questa volta l'appuntato Esposito era stato assegnato con me in pattuglia e, mio malgrado, dovetti stare ad ascoltarlo in tutte le sue rimostranze.

Così conversando in questo modo eravamo giunti al quartiere da sottoporre al controllo quando ad un certo punto lui si ferma di scatto e mi dice: “”Ho intravisto “Scagliola” (altro nome di fantasia), uno che conosco e che è dedito al contrabbando di sigarette, è appena sceso dal furgoncino Ape... sta lì a 50 metri da noi””


Il furgoncino Ape, è quel veicolo a tre ruote con un piccolo cassone dietro la cabina di guida. Molto maneggevole specialmente in città dove ci sono stradine strette. Viene usato principalmente da artigiani, muratori o fruttivendoli per i loro piccoli trasporti.

Finito di dire questo l'appuntato si mette a correre in direzione di questa persona senza dare a me il tempo di riflettere sull'azione da fare. Lui dice: “”Muoviamoci prima che riesca a salire sul motofurgone...”” Riusciamo a raggiungerlo proprio mentre stava per mettere in moto il veicolo, lo fermiamo, ci qualifichiamo visto che eravamo in abiti civili e non in uniforme e gli chiediamo di esibire tutti i documenti riguardanti il veicolo. Lui ha come un attimo di smarrimento, tergiversa un poco, ma poi si convince ed esibisce quanto gli avevamo richiesto. Mentre io controllo questi documenti Esposito entra nella cabina di guida del furgoncino e rovistando sotto il sedile trova alcune stecche di sigarette di contrabbando.

Era evidente che la persona era stata colta in flagrante reato e per questo motivo noi avevamo la facoltà di sottoporre a sequestro il veicolo il quale era stato il mezzo per compiere l'atto illecito.

Ma ecco che qui accade una cosa incredibile, l'appuntato si avventa su di lui spingendolo contro il muro, con fare minaccioso e preso come da un raptus comincia a martellare il povero malcapitato di domande sulla provenienza della merce trovata in cabina con domande del tipo: “” Tu adesso mi devi dire dove hai preso questa roba, il luogo e il nome di chi te l'ha data.””

Lo Scagliola era ammutolito e sbiancato in volto, ricordo anche che era uno che zoppicava e non molto solido fisicamente.

Mi domando : “” Ma che sta facendo Esposito? E impazzito? Cosa sta combinando a questo povero malcapitato? Perché si sta comportando in questo modo? Devo farlo smettere subito, il responsabile del servizio sono io. ”” Allora prendo una decisione e gli dico: “” Senti non possiamo stare qui in mezzo alla strada con queste richieste, non vedi che la gente sta facendo capanello? La soluzione migliore è condurre lui e il suo “Ape” in caserma dove là possiamo lavorare tranquilli senza incuriosire la gente. Riesco a convincerlo... meno male...! ma sorge il problema di come disporci nel veicolo cosi' piccolo. Allora pur di riuscire ad andare via da quel luogo a me viene la brillante idea di dire all'appuntato di mettersi in cabina col proprietario e che io mi sarei messo nel vano posteriore del furgoncino. Scelta sbagliata la mia, infatti col senno di poi e ripensandoci avrei dovuto mettermi io nella cabina accanto al conducente, ma per la fretta di andare via da quel luogo decisi di fare in quel modo. Abbiamo attraversato la città in quella condizione, ad ogni curva io dovevo appoggiarmi ai lati del cassone per non essere sbalzato fuori dal furgoncino e cadere in mezzo alla strada, inutile le mie grida di andare piano, nessuno udiva nulla, la gente che ci vedeva transitare in quel modo era divertita e si chiedeva che cosa facessi io seduto in quel modo nel cassonetto.

Finalmente siamo giunti nel cortile della caserma in quel modo. I colleghi che ci videro arrivare in quelle condizioni non finivano più dallo sganassarsi dalle risate. Sembrava proprio una scena di un film di “Fantozzi”. Loro ridevano, ma io ero molto serio e corrucciato. L'appuntato come se nulla fosse accaduto, non gli era passato lontanamente nella sua mente che tutto questo era talmente così ridicolo al punto da mettere in secondo piano l'azione di servizio che avevamo compiuto. Per lui lo scopo era stato raggiunto, aveva portato in caserma un individuo che faceva contrabbando e secondo la sua idea questo atto avrebbe portato il comandante a complimentarsi con lui.

Ora viene da sorridere anche a me quando incontro qualche collega che mi rammenta quell'episodio, ma a quel tempo avevo un diavolo per capello. Mi rimproveravo infatti di non essere stato capace di gestire la cosa con più professionalità anche se non ero ben disposto ad affrontare quel tipo di servizio che tante volte avevo svolto nei precedenti reparti e che mal sopportavo di ripetere ancora in quella sede ove avevo riposto molte speranze di approfondimento in altri settori per poter allargare il campo delle mie esperienze.

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