sabato 16 gennaio 2010

Stupidaggine


Quanto emerge da questo mio scritto sono impressioni puramente personali che non vanno ad intaccare la mia stima che ho sempre avuto del Corpo che ho servito per molti anni sacrificando la mia gioventù cercando di impegnarmi nel migliore dei modi ottenendo molte soddisfazioni ma compiendo anche molti sacrifici. Sono stati anni trascorsi a servire lo Stato indossando l'uniforme che orgogliosamente ho sempre portato. Difendo il Corpo e la stessa uniforme tutte le volte in cui la credibilità dell'operato viene messa in discussione. Io ritengo. come molti, che l'Istituzione, così come è strutturata svolga un ruolo importante e fondamentale per la vita stessa del nostro Paese.

Ho prestato servizio in molti luoghi, sono stato a contatto con molte persone, con colleghi, con superiori, di ogni ordine e grado, ne ho apprezzato le loro doti e i loro difetti. Ho sempre cercato di comportarmi correttamente sia nell'ambiente interno che esterno. Ho cercato di andare d'accordo con tutti nei limiti del tollerabile e dove potevo dare una mano mi sono sempre prodigato per aiutare chi era in difficoltà. Purtroppo non sempre le cose vanno nel verso che uno vorrebbe. A volte ci si imbatte in situazioni, che non vorresti mai incontrare.

Pensi che una persona che si ritiene istruita non possa avere comportamenti cretini. Invece si, io penso che anche le persone istruite possono essere cretine.

Questa affermazione mi sorge spontanea facendomi ricordare un episodio accadutomi molto tempo fa quando da giovane sottufficiale mi trovavo a svolgere il mio servizio al Valico Internazionale del Brennero, nella Regione Trentino-Alto Adige.

La Regione è molto bella, luogo di turismo invernale ed estivo, specialmente l'Alto Adige è molto caratteristico. Le popolazioni locali sono bilingui, si parla tedesco e italiano ma predomina in quella gente l'uso della lingua tedesca. Nel periodo in cui mi trovavo là ancora si sentivano gli echi degli atti di terrorismo che sconvolsero per diversi anni quelle zone. Un movimento anti italiano era sorto verso gli anni “50” con lo scopo di alimentare la secessione dell'Alto Adige dall'Italia e la riunificazione con il Tirolo e l'Austria.

Ci furono molti incidenti con attentati alle strutture pubbliche, persero la vita anche diversi finanzieri. Nella nostra caserma ancora vigeva un rigido controllo, ed era sorvegliata giorno e notte. Di notte specialmente vi era un turno di sentinella. Questa doveva stare dentro una angusta garitta in legno senza avere la possibilità di muoversi. In inverno la temperatura arrivava anche a 20 gradi sotto zero. Il turno quindi per questi poveri militari era ridotto ad una sola mezz'ora pena il rischio di assideramento.

Il sottotetto della caserma era protetto da sacchetti di sabbia in prossimità delle finestre ove erano piazzate anche delle mitragliatrici.

Il lavoro che si svolgeva al Passo del Brennero era suddiviso in turni di servizio composti da 6 ore ciascuno intervallato da 12 ore di riposo. L'attività era piuttosto stressante, in qualità di sottufficiale mi veniva dato l'incarico di essere a capo di un drappello di uomini che in entrata ed in uscita dallo Stato Italiano dovevano svolgere controlli a persone e mezzi che attraversavano il confine sia doganali che e a tutela di tutte le leggi fiscali contemplate dal nostro Ordinamento.

Vi erano giorni in cui il traffico di autoveicoli che transitava per il valico era talmente intenso che non si aveva il tempo di andare ai servizi igienici e per farlo dovevamo chiedere la sostituzione con altro collega direttamente sul posto. La mancanza di un solo addetto ai controlli poteva pregiudicare tutto l'andamento del traffico causando code di autoveicoli e insofferenza da parte della gente.

Quindi a causa di questi turni di servizio pesanti, dei pasti quasi sempre consumati in orari impossibili, della vita frenetica e stressante dovuta ai controlli al valico di confine ho cominciato ad accusare vari disturbi allo stomaco. Sembra inverosimile ma nonostante ci trovavamo in una località di montagna ove si presume che l'aria che si respira sia di buona qualità, per noi che eravamo di turno al valico autostradale era davvero un dramma. Il più delle volte infatti respiravamo l'aria inquinata che fuoriusciva dai tubi di scarico degli autoveicoli per l'intero turno. Decisi pertanto di fare un controllo medico recandomi un giorno ad una struttura ospedaliera situata alla vicina cittadina di Vipiteno. (Sterzing il nome in tedesco) ove sono stato sottoposto ad una radiografia allo stomaco.

Mi fu riscontrata infatti un principio di “ulcera duodenale” e il medico mi prescrisse un periodo di riposo e cura. Purtroppo per rendere efficace questa certificazione avrei dovuto avere l'avallo di una struttura ospedaliera militare. La più vicina si trovava a Bolzano città distante 80 Km circa dal Brennero.

Presento dunque i documenti al mio comando con la richiesta di recarmi a Bolzano e ripetere ancora una volta l'esame radiografico. Ricordo che un medico militare aveva espresso il suo disappunto nel fatto che si sarebbe dovuto ripetere a distanza di pochi giorni un altro esame del genere. Tuttavia mi viene eseguito e questa volta l'esito fu soltanto “gastro duodenite” anziché un principio di ulcera. Ma quello che era importante per me e che mi diedero 40 giorni di convalescenza.

La preoccupazione per l'inconveniente accaduto al mio stomaco era sopperita dal fatto che ero ben lieto di andare a riposare per 40 giorni. Tenuto conto che ci trovavamo nel periodo estivo, credo fosse il mese di luglio, ho pensato bene di andare a trascorrere questi giorni al mare, nella casa estiva che i miei genitori possedevano in Puglia.

Prima avrei dovuto passare per Marghera (VE) ove la mia famiglia ha dimora abituale. Il tempo di organizzarci e dopo qualche giorno ci mettiamo in viaggio verso il mare di Puglia a bordo della mia Fiat 1100 R.

Dodici ore di viaggio sono necessarie per giungere a destinazione, anche se la maggior parte del tragitto viene fatto in autostrada “Adriatica - A14”. Si entra al casello di Marghera e si esce in quello di Bari, poi si prende la superstrada per Brindisi-Lecce e poi altri 70 Km per arrivare nei pressi di Morciano di Leuca e raggiungere la Marina di Pescoluse.

Il viaggio è lungo e la stanchezza si fa sentire, ma passa alla vista di questo mare splendido e di tutto il territorio circostante coperto da distese di ulivi a perdita d'occhio, il sole, il cielo azzurro, la terra rossa, i profumi e i colori della macchia mediterranea mi riempiono il cuore e lo spirito e mi fanno ben sperare che la mia scelta di trascorrere la mia convalescenza in questi posti è stata proprio azzeccata.

Grazie alla buona cucina di mia madre, forse preoccupata più di me per il mio problema. mi sottopongo ad un regime alimentare controllato con il proposito di giungere ad una guarigione.

I giorni trascorrono piacevolmente. Riposo, sole, mare, bagni, gli incontri con gli amici, le uscite a pesca subacquea di cui sono molto appassionato mi rilassano al punto che anche il mio stomaco comincia a riprendersi.

Per 40 giorni avevo dimenticato il Passo del Brennero.

Ma come tutte le cose anche questa ebbe la sua fine. Era arrivato il momento del mio rientro al reparto, ma prima avrei dovuto fare dei controlli medici prima presso le strutture medico-militari che avrebbero dovuto dare il benestare per riprendere o meno la mia attività.

Qui comincia una specie di calvario. La prima tappa è l'Ospedale Militare di Lecce, il quale non avendo la strumentazione radiologica necessaria mi comunica che avrei dovuto raggiungere quella di Bari.

A Bari, non sono visitato immediatamente, ma devo aspettare qualche giorno lì in ospedale. Giunto finalmente il mio turno mi viene eseguita nuovamente una radiografia il cui esito convince i medici a giudicarmi “idoneo al servizio” e quindi mi avvertono che devo raggiungere nel più breve tempo possibile il mio reparto e riprendere l'attività.

Il tempo di riordinare le mie cose, caricare la macchina e ripartire per destinazione Brennero, non prima però di effettuare una capatina a casa dei genitori che nel frattempo anche loro erano rientrati a Marghera. Un breve saluto e riparto, arrivo al Brennero verso mezzanotte, sono stanco, saluto il piantone che mi ha aperto la porta e decido di andare a dormire subito, con la preoccupazione di consegnare tutta la documentazione medica in mio possesso al mattino successivo.

Alzatomi di buon ora, mi reco nella sala di sotto in attesa che l'ufficio destinato a ricevere i miei documenti si apra, ancora non sono proprio concentrato e non mi rendo conto che mio malgrado devo riprendere il servizio al Valico di Frontiera e sopportare quei turni maledetti e pranzare o cenare ad orari impossibili che tanto hanno contribuito ad ammalare il mio stomaco.

Mentre ero assorto in questi pensieri, mi sento chiamare ad alta voce:

““Ei brigadiere non si saluta un suo superiore quando lo si incontra?”“

Mi giro e mi trovo davanti un ufficiale, un veloce sguardo ai gradi che porta e capisco che è un tenente, ma che non avevo mai visto prima. Gli rispondo salutandolo militarmente : “Mi perdoni signor tenente, ero sopra pensiero, sono in attesa che apra l'ufficio per consegnare i documenti medici che ho con me in quanto provengo da una convalescenza di 40 giorni a causa di una malattia allo stomaco diagnosticata come “gastro duodenite”. Lui di rimando: “Come!, arriva al reparto e non si presenta al suo superiore?” Gli rispondo : ““Ma guardi che sono rientrato tardi stanotte e sono andato subito a dormire, nessuno mi ha informato della sua presenza e non so nemmeno se la mia squadra è alle sue dipendenze.””

Convalescenza?, ma come mai, lei e' tutto “abbronzato”che convalescenza ha fatto? Rispondo: “”Guardi che ho approfittato del periodo estivo e considerato che i miei familiari possiedono una casa al mare in Puglia ho deciso di andare a trascorrere questi giorni al mare per curarmi.””

Il tenente con fare arrogante mi dice: “Va bene brigadiere ora vada a consegnare la documentazione ma le rammento che non appena incontro il Comandante della Compagnia lo informerò del fatto che lei giunto al reparto non si è presentato al suo superiore diretto e inoltre mi torna tutto “abbronzato” da una convalescenza, la proporrò quindi per farle abbassare le sue “note caratteristiche”,

Il tenente si allontana, educatamente lo saluto ancora militarmente, ma rimango impietrito da quello che è appena accaduto tra me e lui. Rimugino tra me, ma come è possibile? cosa ho mai combinato per avere un simile trattamento? Mentre pensavo a queste cose, si avvicina un collega, che poco lontano aveva assistito alla scena, lo fermo e gli chiedo, Ma mi sai dire chi è quell'individuo? Lui mi dice: “Sono due tenenti assegnati al Brennero non appena hanno finito il corso in Accademia. Non ti preoccupare mi dice: stanno facendo così da quando sono arrivati, sono dei bei rompiscatole, si attaccano su tutto, sull'ordine della divisa, controllano se in nostri capelli sono corti, insomma fanno di tutto per essere antipatici.

Penso tra me, capperi che bel rientro e che bella accoglienza!!! Ho l'impressione che qua non sarà come prima con questi due ufficiali, Se ne vedranno delle belle!.

Avevo lasciato il reparto diretto da Superiori abbastanza accondiscendenti, nel senso che capivano le difficoltà operative che il personale impiegato nei vari servizi doveva affrontare e discretamente gestivano la disciplina in modo oculato. Intervenivano infatti solo in casi in cui qualcuno commetteva qualche grave infrazione. Tutto il personale era composto da giovani finanzieri e sottufficiali che in genere erano coscienti e responsabili di quello che facevano. Ora l'arrivo di questi due tenenti aveva squilibrato tutta la vita di caserma.

Fortunatamente il Comandante della Compagnia era persona saggia e cercava di tenerli a bada non prendendo in considerazione tutte le loro lamentele che avevano riguardo al comportamento del personale. Sono grato anche lui, e non avevo dubbi in proposito, sul fatto che non prese mai in considerazione la richiesta che io ritengo veramente “balorda” e senza un minimo di logica sul fatto che io avessi dovuto avere le mie note caratteristiche abbassate per il semplice motivo di essere tornato al reparto “abbronzato”. Una cosa veramente assurda. Chissà che concetto avevano questi due tenenti della vita di reparto. Sta di fatto comunque che durante tutta la loro permanenza alla Compagnia del Brennero andavano cercando sempre il “pelo nell'uovo” che a mio avviso, in considerazione delle condizioni in cui si operava, avrebbero dovuto tenere nei nostri confronti un diverso atteggiamento. Sfortunatamente erano stati assegnati qua e dovevamo sopportarli e cercare di non commettere nei limiti del possibile azioni che secondo il loro punto di vista fossero deprecabili e oggetto di provvedimenti disciplinari.

Ebbi ancora altre volte contrasti con questi due tenenti. Con queste persone diventa difficile relazionarsi, hanno sempre una certa prevenzione di mala fede sul comportamento e quindi non va mai bene nulla.

Io in coscienza ritengo di essermi sempre comportato con correttezza nello svolgimento del mio lavoro, e quando venivo fatto oggetto di osservazioni strane da parte loro, avevo proprio un senso di frustrazione. Facevano pesare insomma di essere un tuo superiore in ogni manifestazione dovendo sempre ubbidire ed accettare le loro strane richieste.

Questi atteggiamenti mi ricordano di una battuta che mi fu detta da un anziano istruttore quando ero ancora al corso presso la Scuola Alpina. Mi fece questa domanda: “”Allievo, sai perché fuori della caserma c'è sempre la sentinella?”” I gli risposi quello che ritenevo giusto rispondere sul fatto di questa presenza che fosse per una sorta di tradizione militare che è osservata in tutte le strutture militari. Sbagliato rispose: “”La sentinella sta di guardia fuori dalla caserma per impedire che entri la “Logica”. Io mi feci una grande risata, ma lui di rimando: “”non c'è nulla da ridere, caro ragazzo, è proprio così la realtà.””

Comunque fortunatamente io lasciai il reparto definitivamente prima di loro, essendo stato assegnato con mio grande sollievo dopo quasi due anni mezzo di permanenza al Brennero, ad altro reparto nella regione Lombardia. Ma questo potrebbe essere oggetto di altro racconto.

Non ricordo, forse proprio, per una forma di rimozione, nemmeno i nomi di questi due ufficiali, mentre ricordo perfettamente quelli di altri, che devo dire sono stati davvero persone signorili in tutto, dal contatto umano a quello del lavoro.





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