martedì 11 marzo 2008

Frustrazione


Dopo un periodo di servizio trascorso in un Reparto cosiddetto “ordinario“ situato nella provincia milanese, riesco ad ottenere un trasferimento per una sede diversa sempre situata nella zona lombarda.

Finalmente era stata esaudita una mia aspirazione che ambivo da anni.

A causa di questo importante passaggio mi sono rimasti impressi fatti, situazioni, stati d'animo che voglio qui descrivere.

L'identificazione precisa dei luoghi e delle persone con cui ho avuto contatti non hanno molta importanza ai fini del racconto ma quello che conta è ciò che ho sentito dentro di me affrontando l'esperienza del cambiamento e spero che con questa mia scelta di non sminuire la forza del racconto.

All'epoca in cui narro la vicenda il tipo di sede in cui avrei dovuto essere impiegato era considerata il fiore all'occhiello della nostra Amministrazione in termini di efficienza operativa. Chi aveva voglia di lavorare e migliorare la sua qualificazione professionale ne voleva fare sicuramente parte.

Al giorno d'oggi forse altri Uffici sono sorti in seno alla nostra organizzazione per contrastare nuove forme di evasione e lotta sia al contrabbando che alla criminalità organizzata ma ancora quel tipo di Reparto è molto ambito da tutti gli appartenenti.

Tutti i poteri che la legge italiana attribuisce al Corpo in termini di controllo al sistema economico- finanziario del Paese sono messi in atto attraverso questa emanazione con gli strumenti e con i mezzi necessari allo scopo. Anche la preparazione del personale che vi fa parte è di ottimo livello Questo non per sminuire le capacita di chi opera in Reparti, cosiddetti ordinari ma l'organizzazione interna di questa struttura è finalizzata unicamente a perseguire il controllo su ogni manifestazione della vita economica del Paese affrontando le problematiche secondo una organizzazione molto valida.

Sin dai tempi della Scuola Sottufficiali l'obiettivo finale per tutti gli allievi era di riuscire ad entrare a lavorare per questo tipo reparto. Chi si qualificava nei primi posti della graduatoria finale stilata al termine della prima parte dei corsi veniva scelto e mandato a queste sedi.

Non voglio fare un trattato sulla loro operatività ma la loro competenza territoriale si sviluppa in questo modo: provinciale, regionale e centrale.

Così che molti dei miei compagni al termine del tirocinio ebbero questa assegnazione, con molta invidia da parte mia. Ma devo fare un “mea culpa“ perché tutto è dipeso esclusivamente dalla mia mancanza di impegno nello studio, almeno nella prima parte. All'epoca in cui frequentai io infatti il periodo di addestramento era suddiviso in due parti. Il primo, della durata di circa 9 mesi era dedicato all'insegnamento dell'arte militare oltre che all'apprendimento delle materie economico-amministrative.

La seconda parte, della durata anch'essa di altri nove mesi era volta all'insegnamento specifico delle materie economico finanziarie. Ma quello che valeva ai fini dell'assegnazione era proprio la stesura della graduatoria alla fine del primo corso. Cosa in cui io non brillai molto a causa della mia negligenza e scarsa voglia di studiare. A nulla valse il mio ravvedimento nella seconda parte che mi portò ad avanzare di almeno un centinaio di posti nella seconda graduatoria ma questo mio sforzo non mi fece rientrare tra quelli prescelti. Comunque mi servì lo stesso perché mi permise di affrontare il servizio reale con una certa infarinatura teorica. Ero comunque riuscito a capire che lo studio fatto in un certo modo dava soddisfazione.

Così che fui assegnato ai Reparti Ordinari del Corpo e dovetti fare diciamo una “gavetta“ di diversi anni prima di veder esaudito questo mio desiderio, aspettando il momento opportuno per ritentare di fare anch'io parte di questa istituzione.

Nel frattempo avevo fatto esperienza nei reparti ordinari dove se un soggetto aveva voglia di elevare la sua qualificazione professionale, non mancava occasione di poterlo fare.

Il mio pensiero tuttavia era sempre di riuscire un giorno ad entrare in una di queste strutture.

Farne parte significava avere ampi poteri a larga autonomia d'intervento ad iniziare dall'uso in servizio dell'abito civile e non più indossare l'uniforme se non in casi particolari. Uno speciale tesserino abilitava il possessore ad entrare in qualsiasi locale pubblico o sede di azienda per effettuarne i controlli. Queste peculiarità nel nostro ambiente erano molto apprezzate specialmente nei più giovani che volevano emergere e fare esperienze di servizio.

Così il giorno tanto desiderato arriva attraverso un ordine di trasferimento d'ufficio per una di queste sedi.

Devo dire che in questo sono anche stato aiutato da un collega anziano che per motivi di lunga permanenza proprio in uno di questi reparti era stato trasferito e si trovava a fare il suo periodo di interruzione nella sede dove ero io.

Un giorno mi dice: “”Vedo che sei giovane ti comporti bene in servizio ed hai voglia di fare, ti disimpegni bene anche a dattilografare con dieci dita con la macchina da scrivere, perché non te ne vai a reparti speciali dove lì potrai fare migliori esperienze?””

Questo incoraggiamento mi fece davvero bene e gli dissi che molto volentieri sarei andato in una di queste sedi. Allora disse : “”Se vuoi posso interessarmi io e farti fare magari un trasferimento d'ufficio così otterrai anche il rimborso della trasferta.””

Se crede di poterlo fare dissi: “”Molto volentieri accetterò””

Fu di parola e dopo poco tempo io potevo lasciare quella sede per il reparto tanto agognato.

Non è il primo trasferimento della carriera che effettuo e quindi ancora una volta mi accingo a salutare i colleghi del reparto, con una punta di malinconia. Sono circostanze queste che in fondo toccano l'animo di una persona, in quanto per un certo periodo di tempo hai condiviso insieme a loro buoni e cattivi momenti, ma bisogna andare. Carico l' automobile di tutte le mie cose personali e parto per la nuova assegnazione. La distanza non è molta un'ora, un'ora e dieci minuti. Il tempo per fare una sorta di bilancio della mia attività svolta in questa sede, che tutto sommato, non era poi così male.

Nel posto che lasciavo avevo fatto tesoro della esperienza di colleghi più anziani di me allorquando mi trovano con loro a svolgere qualche importante controllo.

Anche io però godevo di autonomia operativa in quanto essendo sottufficiale e avendo fatto servizio prima in un importante valico di confine internazionale il Comandante mi aveva dato fiducia e mi assegnava incarichi anche di una certa rilevanza da svolgere come responsabile. Uscivo infatti con altri militari alle mie dipendenze a compiere tutte le mansioni che erano previste dall'ordinamento di quel Comando.

Comunque pensavo tra me: “”Spero di non deludere ora che andrò a fare parte di una struttura molto particolare ed impegnativa e dovrò impegnarmi molto di più di come ho fatto sin d'ora.””.

Con questi pensieri giungo al nuovo reparto. Parcheggio la mia automobile all'interno di un vasto cortile e guardando la facciata mi rendo conto che la Caserma che avevo lasciato era davvero molto piccola rispetto a questo stabile.

Nell'edificio vi erano tre Comandi di cui uno su tutti aveva il controllo logistico-territoriale sugli altri. Due erano in sede tra i quali quello dove sarei andato io più altri reparti che si trovavano nella provincia.

Quello dove io avrei dovuto prendere servizio aveva una sua un'autonomia operativa propria con giurisdizione sulla città e su tutta la provincia ed era retto da un ufficiale. Sulla carta ed in teoria il suo organico avrebbe dovuto essere composto da circa ottanta elementi, ma di effettivi se ne contavano solamente una quarantina.

Un bel numero se penso a quella poca decina di persone che avevo lasciato nel precedente reparto.

Entro nello spazioso atrio e mi rivolgo al militare che faceva servizio davanti alla porta d'ingresso presentandomi e dicendogli che ero un nuovo giunto e che ero stato assegnato al reparto operativo. Gentilmente il militare mi dice di aspettare un attimo che sarebbe andato ad avvertire gli uffici competenti ed a informarsi in quale camera avrei dovuto alloggiare. A quel tempo ancora non ero sposato e quindi mi spettava un letto in una camera della caserma.

Ringrazio e acconsento ad aspettare in questo atrio assorto nei miei pensieri, quando qualcosa attira la mia attenzione. Mi sento chiamare:

“”Ei brigadiere, cosa fa lì impalato nell'atrio? Non saluta il suo Superiore? Non sa chi sono io? Si presenti. Io qua sono il comandante di tutto, lei come si chiama, da dove viene?.””

Impietrito accenno ad una forma di saluto militare e guardando il grado di questo ufficiale capisco che è un tenente colonnello. Gli rispondo dicendogli il mio nome, cognome, grado e reparto di provenienza informandolo della mia nuova assegnazione e che ero appunto in attesa di istruzioni.

“”Ah! lei è un nuovo giunto”” guardandomi con due occhi freddi e spalancati. Stava per ricominciare il suo rimbrotto quando fortunatamente mi salva l'entrata nell'atrio di una donna, che dopo ho saputo essere la moglie di un ufficiale. All'apparire di questa signora, infatti lui mi dice altezzosamente: “”Bene, brigadiere si accomodi là che poi ne parliamo””. Mi indica una saletta posta nell'atrio e si allontana tutto ossequioso verso quella donna.

Io rimango impietrito, istupidito, allibito, da simile accoglienza, e mi chiedo : “”Ma dove sono capitato?””

Un collega si avvicina a me e mi batte una mano sulla spalla, dicendomi: “”Ei non ci fare caso, quello è il comandante di tutta la caserma ed è il suo modo di fare. Qua tutti lo chiamiamo “Il Tigre”. Nome più appropriato non potevano trovare! Ma fa sempre cosi con tutti chiedo io? Si, si risponde quello, anche peggio...e ridendo e si allontana.

Ancora sono smarrito e comincio ad avere come un moto di stizza pensando tra me, certo che questa accoglienza non me la sarei mai aspettata.

Nel frattempo mi sento chiamare e mi viene indicato che devo presentarmi dall'ufficiale responsabile della mia nuova assegnazione che nel frattempo era stato informato della mia presenza.

Mamma mia !! ho pensato, adesso mi prendo un'altra lavata di testa come prima.

Mi accompagnano fino alla porta del suo ufficio poi il militare si allontana, io busso, attendo che mi si dica di entrare. Una volta entrato saluto militarmente essendo in uniforme, mi qualifico, nome cognome, grado e reparto di provenienza.

Quello che vedo nel frattempo in quel momento non mi sembra reale. La stanza è buia, c'è una lampada da tavolo sulla scrivania che illumina solo una porzione di questa e dietro il mobile intravedo seduta una persona in abito civile con una vistosa maglia di lana addosso, con una specie di papalina in testa e con i piedi appoggiati su una pedana ricoperta con dei giornali.

Mi dice: “Fa freddo e bisogna coprirsi, se mi ammalo io qua chi porta avanti la baracca?””

Vedendo questa scena mi venne subito in mente quella di molti anni prima quando da ragazzo assistetti ad un film il cui titolo era: “L'uomo del banco dei pegni”. Mi sembrava di rivedere quel personaggio, la figura dell'ebreo dietro il banco dei pegni.

Dove sono capitato? Mi chiedevo tra di me.

Allora, esordisce: “”Vedo qua che vieni da ......e fa il nome del mio reparto di provenienza,.””

Scambia con me poche parole, in quanto era un momento poco opportuno. Era l'orario in cui doveva dare udienza a tutte le pattuglie che dovevano fare il rapporto serale e quindi non poteva darmi molta attenzione.

Bene mi dice:”” Per adesso vai a sistemarti nella cameretta che ti hanno assegnato e domattina all'orario di apertura dell'ufficio ripresentati qua per vedere dove ti posso collocare””. Rifaccio il saluto militare ed esco dall'ufficio, con un gran senso di nausea.

Ero ancora impaurito del trattamento avuto con il tenente colonnello comandante.

Fortunatamente invece con questa persona le cose sono andate un poco diversamente ma non è che abbia avuto un'accoglienza trionfale. Ho avuto l'impressione che gli avessi quasi dato fastidio per il fatto di essere stato assegnato al reparto da lui diretto.

Al mattino seguente, quindi come stabilito, mi ripresento all'ufficio del comandante, busso, quando mi dice di entrare, apro la porta e dico buongiorno, ma non faccio il saluto militare in quanto mi ero già messo in abito civile. Ho pensato, sono al reparto che offre questa possibilità di andare in servizio in abiti borghesi e quindi perché non approfittarne?.

Niente di più sbagliato. Appeno entro infatti, la prima cosa che mi dice: “”Ah ti sei messo già in abiti civili?” Come per dire non vedevi l'ora di farlo ma almeno potevi chiedere il permesso...

Mi chiede:”Allora di cosa ti occupavi nel precedente reparto” Io gli dico che avevo fatto una certa esperienza un po' su tutti i settori, dal controllo fiscale alle aziende e pubblici esercizi ai controlli anti contrabbando, ai controlli al codice della strada, insomma un poco di tutto.

Al che lui annuisce, resta un attimo in silenzio, poi mi dice: “”Bene per ora sei assegnato alla prima sezione che si occupa di anti contrabbando e controllo sulle imposte di fabbricazione con particolare riferimento agli oli minerali. Quindi per oggi sarai affiancato dall'autista Moreli (nome di fantasia). Cercalo e digli di fare il pieno di benzina all' Alfetta e nell'ordine di servizio indicate che sarete per un giro conoscitivo nella circoscrizione del reparto.

Il che voleva significare che bisognava girare per tutta la città e per tutta la provincia per una durata di dodici ore a bordo di un'autovettura da inseguimento con un autista, che tutto sommato anche abbastanza disponibile, ma mezzo matto che guidava in modo orrendo. Nel traffico cittadino, faceva venire il voltastomaco, con le ripetute frenate e sgommate.

città

Andiamo bene ho pensato tra me e me!. Oggi sarà proprio una bella giornata, come inizio non c'è male. Qua invece di andare avanti e progredire nella mia qualificazione professionale andremo a regredire. Mi aspettavo infatti una diversa assegnazione, un incarico di un certa levatura professionale, invece ancora una volta dovevo intraprendere servizi che avevano a che fare con la lotta al contrabbando. Pazienza, mi sono detto, ma francamente mi sarei aspettato un modo diverso di intraprendere la mia nuova attività, invece come primo approccio di tutto quello che mi è accaduto in quelle due prime giornate mi ha fatto rimpiangere il vecchio reparto che avevo lasciato. In quella sede infatti tutto veniva effettuato con una certa tranquillità e pacatezza al contrario di quanto ho potuto constatare in questi primi momenti di nuova assegnazione.

Ancora mi sono detto: “”Probabilmente dovrò fare un periodo di tirocinio per passare a cose migliori.””

Illusione la mia, per farla breve, nonostante le difficoltà iniziali e non, oramai ero entrato in questa nuova realtà e anche per un orgoglio personale, non sono più tornato indietro nel senso che avrei potuto rinunciare a questo incarico e tornarmene da dove ero partito. Ma non l'ho fatto.

Morale della favola, in questo reparto ci sono rimasto dentro per 21 anni e non sono state tutte rose e fiori. Momenti tristi ne ho passati diversi ma come in tutte le cose che si intraprendono nella vita bisogna saper reagire e non farsi prendere dallo scoramento, dalla delusione, dalla depressione. Le soddisfazioni sono poi venute, ma nel tempo e per ottenerle ho dovuto sudarmele. Ma questo può essere argomento di altro racconto

Nessun commento: